Ciechi & bendati
- Raffaele Bulgarelli
- 7 feb 2017
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 8 nov 2019

Da studente universitario lavoravo in un bar, un modo per arrangiarmi economicamente, due o tre spicci per pagarmi le spese di quel periodo. Un pomeriggio dell'epoca, come tanti altri, uno dei soliti clienti di una certa età, Ugo (persona fantastica, ben educato e colto, diventato architetto in tarda età mentre lavorava per poi riuscire pure come artista, uno scultore), sta leggendo un giornale (penso La Stampa) al suo tavolino; si alza e con il giornale in mano ben aperto mi chiedi: "ti piace l'arte?"Ora, all'epoca l'arte mi piaceva ma non la studiavo come adesso, seguivo alcuni artisti e vivevo di rendita con i ricordi delle ore di educazione artistica, risposi con sincerità: "mi piace molto, ma mi ritengo comunque ignorante in materia..." Ugo comprende la mia curiosità e quindi prosegue nell'intento e mi chiede: "conosci questo quadro?" diciamo che già alla pagina economia io mi potrei perdere, se in più nella stessa pagina mi mostri un quadro di una fila di persone che paiono sperdute mi sono ufficialmente perso con loro, all'epoca andò che Ugo mi fece una piccola lezione d'arte.
Se vi può sembrare strano un quadro del genere nelle pagine di economia vi basti pensare che correva l'anno 2008, non propriamente ricordato per i fasti delle borse e di investimenti sicuri.
L'articolo utilizzava la figura per spiegare come l'economia a quel punto fosse impazzita e seguisse un circolo di figure che non avevano idea di cosa fare e dove andare, rischiando ancor più di finire nel precipizio, e così è andata. Gli occhi bendati di molti e la cecità di chi non poteva sapere portò tutto al crollo e a cadere nel fossato di una crisi che risentiamo ancora oggi.
Da quel giorno questo quadrò mi colpi, per la sua attualità in svariati contesti, come già visto l'economia e le persone che si fidano ceche dei consulenti, le bufale internet dove milioni di cechi seguono altri bendati con la voglia di far cadere gente nel baratro dell'ignoranza, i genitori cechi che obbligano i figli a sogni che non sono loro e i figli si bendano e seguono questa via nell'apatia che sempre più li circonda ( spiegato bene nel libro "La forza del desiderio" di Recalcati), la politica che ci vuole cechi a seguire chi si benda gli occhi per non vedere la realtà dei fatti, e così via tanti altri esempi si potrebbero fare da quando il quadro fu realizzato da Bruegel* intorno alla metà del 1500.
Un'altra strana coincidenza con questo quadro da quel lontano 2008 è la sua presenza nelle giornate o periodi in cui mi devo porre domande o prendere decisioni importanti, e non credo sia un caso, ed ora vi spiego il perché.
Mentre la mia mente si arrovella per trovare risposte, per capire cosa devo fare, mentre riassume tutti i consigli che mi vengono dati, la pressione per arrivare alla decisione sale, le cose si fan confuse e ad un certo punto non vedo più nulla. Una fasce pesante, ruvida e spessa copre i miei occhi, la mia immaginazione e preso dalla fretta devo lasciarmi guidare, a volte da persone fidate ed altre da ciechi consiglieri. Il tempo stringe. Le ore passano. Fino a quando passando una rivista, un giornale, il web o programmi tv mi ritrovo davanti una fila di uomini consumati e tentennanti come me, ciechi l'uno dietro l'altro, il quadro di Bruegel. Questo mi dava una scossa ad aprire gli occhi e affrontare la situazione o scelta che mi si ponevan davanti, perché le scelte che facciamo sono nostre, sono frutto dei nostri pensieri, dei nostri desideri, delle nostre passioni, non di altri.
Forse è questo il vero insegnamento della parabola dei ciechi, la nostra libertà alla scelta. la possibilità di ascoltare tutti ma poi di agire con le nostre idee.
Quante volte vediamo qualcosa che ci vuol convincere a fare o cambiare, tutti i mezzi di comunicazione sono pieni di questi messaggi ma la verità è che noi siamo liberi, anche di sbagliare, ma se cadiamo è perché abbiamo deciso di accelerare il passo e da soli siamo inciampati in quel fossato, non ci dobbiamo far trascinare in un fosso di cose "giuste" o cose "da fare" per decisioni altrui o semplicemente rispondendo al cliché "fan tutti così".
Per questi motivi ritengo attuale ogni giorno questo quadro, e sempre lo porterò con me, ricordandomi della libertà di scelta che ho la fortuna di avere, e senza bende osserverò, guarderò e consapevole prenderò la mia strada.
Non lasciate che qualcuno sfiguri il vostro volto, come quello dei viandanti di Bruegel, per le scelte che ha fatto al posto vostro.

La Parabola dei ciechi (in olandese: De parabel der blinden) è un dipinto a tempera su tela (86x154 cm) di Pieter Bruegel il Vecchio, databile al 1568 circa e conservato nel Museo nazionale di Capodimonte di Napoli.
Nel dipinto vengono raffigurati sei personaggi, ciechi e sfigurati, il loro percorso avviene in fila indiana tra un fiume (in basso a sinistra) e un villaggio in cui spicca la chiesa. Il capofila è già caduto di schiena nel fossato e trascina i sui compagni con se attraverso il legame che si crea nella presa dei bastoni tra un personaggio e l'altro. Se si osserva bene sullo sfondo si troverà un mandriano che guarda la scena.
L'opera del pittore ha lo scopo di tradurre in immagine la parabola evangelica di un cieco che guida un'altro cieco, Matteo 15:11.
« Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco,
tutti e due cadranno in un fosso! »
(Matteo apostolo ed evangelista)
*Pieter Bruegel o Brueghel /pi:tər brø:ɣəl̩/[1][2] (Breda, 1525/1530 circa – Bruxelles, 5 settembre 1569) è stato un pittore olandese.
È generalmente indicato come il Vecchio per distinguerlo dal figlio primogenito, Pieter Bruegel il Giovane. Anche il secondogenito Jan Bruegel il Vecchio seguì le orme paterne e così pure il nipote Jan Bruegel il Giovane.
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